“Sono diventato Morte”, la storia dietro le misteriose parole
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Mentre assisteva alla prima detonazione di un’arma nucleare il 16 luglio 1945, nella mente di J. Robert Oppenheimer correva un passo delle scritture indù: “Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi. La citazione rappresenta forse il verso più noto della Bhagavadgītā, ma anche il più frainteso.

Oppenheimer, protagonista del nuovo film del regista Christopher Nolan, morì all’età di 62 anni a Princeton, nel New Jersey, il 18 febbraio 1967. Come responsabile del Laboratorio di Los Alamos, luogo di nascita del Progetto Manhattan, è giustamente considerato il “padre della bomba atomica”. “Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero, i più rimasero in silenzio”, ricordò in seguito. Guardando la palla di fuoco generata dal test nucleare Trinity, il fisico si rivolse all’Induismo. Anche se non divenne mai un seguace del credo, Oppenheimer la considerava una filosofia attorno alla quale poter strutturare la propria vita: “Ne era ovviamente molto attratto”, racconta Stephen Thompson, che ha trascorso più di trent’anni ad apprendere e insegnare il sanscrito. Secondo lo studioso, l’interesse per l’Induismo di Oppenheimer era un modo per dare un senso alle sue azioni.

La Bhagavadgītā è un testo indù di settecento versi in sanscrito incentrato sul dialogo tra il valoroso principe guerriero Arjuna e il suo auriga Krishna, un’incarnazione di Vishnu. All’indomani di una battaglia che lo porrà di fronte a un esercito avversario tra le cui fila militano amici e parenti, il condottiero cade nella disperazione al pensiero di doverli sterminare. Krishna gli impartirà una filosofia superiore che gli permetterà di tenere fede ai suoi doveri di soldato e sterminare gli avversari a prescindere dalle preoccupazioni personali. Questa filosofia è nota come dharma, o dovere sacro. È una delle quattro lezioni chiave della Bhagavadgītā, che si concentrano sulla brama, sulla ricchezza, sul desiderio di rettitudine (o dharma) e sullo stato finale di liberazione totale (o moksha).



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di James Temperton www.wired.it 2023-08-20 04:50:00 ,

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